Cripto & asset digitali

Il nascente mercato italiano dei crypto-asset

07.08.2024

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Da un paio d’anni a questa parte, stiamo assistendo a rivoluzioni sempre più dirompenti nei mercati finanziari europei e globali. Tra queste rientra l’integrazione sempre più diffusa dei crypto-asset, termine che non fa riferimento solo alle criptovalute, come bitcoin ed ether, bensì anche ai token che rappresentano utilità o asset del mondo reale.

Questa nuova asset class sta rivoluzionando il concetto tradizionale di asset e, di conseguenza, il ruolo degli attori coinvolti nelle catene del valore dei servizi finanziari tradizionali. L’utilizzo di questi nuovi strumenti finanziari offre nuove opportunità di crescita alle istituzioni finanziarie, che sono chiamate ad adottare un approccio proattivo e una prospettiva nuova per cavalcare l’onda dell’innovazione e mantenersi competitive, senza perdere di vista le sfide e i rischi.

Survey online sui crypto-asset in Italia

L’anno scorso in Italia, Boerse Stuttgart Digital e l’Osservatorio Blockchain & Web3 del Politecnico di Milano[1] hanno deciso di condurre due indagini online, proprio per analizzare la situazione attuale nel nostro Paese in materia di crypto-asset. La prima indagine, in collaborazione con BVA Doxa, è stata somministrata a un campione rappresentativo della popolazione Internet italiana tra i 18 e i 75 anni, al fine di analizzare l’adozione delle criptovalute e dei token e, di conseguenza, il grado di familiarità, interesse e utilizzo di tali strumenti da parte degli utenti finali. La seconda, realizzata con la collaborazione di ABI Lab, ha coinvolto 28 istituti bancari italiani e ha mirato a esplorare l’interesse e l’adozione delle tecnologie blockchain e dei crypto-asset nel settore bancario e dei servizi finanziari.

Domanda di crypto-asset da parte dei consumatori

La prima indagine ha messo in luce un interesse tangibile nei confronti dei crypto-asset da parte di una fetta importante della popolazione italiana. L’11% dei cittadini di età compresa tra i 18 e i 75 anni, infatti, attualmente possiede crypto-asset, mentre il 10% ne ha detenuti in passato. La somma di questi due gruppi equivale a circa 7 milioni di clienti finali, a cui si aggiungono altrettanti 7 milioni di cittadini che intendono possedere crypto-asset in futuro.

Inoltre, da questo sondaggio emerge una maggiore propensione a investire in crypto-asset sia da parte dei più giovani, la famosa Generazione Z, che da parte di coloro che hanno redditi elevati, quindi più capitale disponibile per tali investimenti.

Un ulteriore dato interessante emerso dall’indagine riguarda i canali di acquisto di crypto-asset utilizzati dai consumatori. Se, da un lato, gli utenti già attivi prediligono i servizi di exchange online offerti sia da aziende consolidate nel settore che da startup emergenti, dall’altro, tra i potenziali futuri acquirenti di crypto-asset si riscontra una preferenza per i canali d’acquisto ipotetici, come le app bancarie e i servizi di trading finanziario generico. Questa tendenza rappresenta un chiaro indicatore del grande potenziale di questo mercato e delle opportunità di espansione nel settore delle criptovalute anche e soprattutto per gli attori della finanza tradizionale.

Tale potenziale è sostenuto altresì dai dati riguardanti le modalità di custodia dei crypto-asset. La maggioranza degli utenti già attivi dichiara di detenere i propri crypto-asset all’interno degli exchange utilizzati per l’acquisto per motivi di facile gestione e custodia. Tuttavia, non vanno sottovalutati i rischi a cui questi utenti sono esposti, poiché non godono del pieno controllo sui fondi depositati. A tal proposito, una parte degli intervistati potrebbe essere incoraggiata ad entrare nel mercato delle criptovalute se fosse disponibile un servizio offerto dalla propria banca di fiducia, che agisca anche come custode dei crypto-asset per conto degli investitori.

Un ultimo aspetto interessante messo in luce dalla prima indagine fa riferimento alla scarsa familiarità degli intervistati con i crypto-asset, nonché un profondo squilibrio tra la conoscenza auto dichiarata e le reali competenze in materia di crypto-asset.

Offerta di crypto-asset da parte degli istituti bancari tradizionali

La seconda indagine, invece, è stata effettuata con l’obiettivo di esplorare l’offerta di servizi legati ai crypto-asset tra gli istituti bancari italiani, che rivestono un ruolo decisivo nell’evoluzione dei crypto-asset e del web3, soprattutto alla luce del notevole interesse che già emerge a livello mondiale, tra le principali banche internazionali.

Le banche italiane intervistate dichiarano di concentrarsi principalmente sui servizi destinati ai consumatori finali, come la compravendita di criptovalute e i servizi di pagamento basati su asset digitali, senza però ancora fornire servizi di custodia per crypto-asset. Tuttavia, le banche incontrano difficoltà nello sviluppo di questi servizi a causa della mancanza di chiarezza normativa e della limitata domanda da parte dei consumatori finali, riconducibile a fattori come la scarsa familiarità (anche interna alle istituzioni bancarie), le preoccupazioni sulla sicurezza e la complessità tecnica.

Guardando alla tecnologia blockchain, l'ambito principale di interesse per le banche italiane è la tokenizzazione.

Uno sguardo al futuro del settore dei crypto-asset

Nonostante le sfide e i rischi delineati, dai risultati delle due indagini emergono segnali che indicano una crescita dell’adozione dei crypto-asset in Italia, in primis tra gli utenti finali, mentre gli attori istituzionali sembrano faticare a tenere il passo sul fronte dell’offerta. Tuttavia, potrebbero essere proprio gli istituti bancari a rivestire un ruolo chiave nel facilitare l’accesso dei consumatori ai crypto-asset, offrendo servizi di custodia sicuri e affidabili e fornendo consulenza autorevole in merito ai rischi e alle opportunità associate a tali strumenti. Ciò potrebbe tradursi in una maggiore fiducia degli utenti nel settore crypto.

Al fine di garantire una transizione di successo verso l’adozione di massa dei crypto-asset, è però necessaria l’introduzione di misure importanti in materia di sicurezza e regolamentazione. Su questo fronte, l’Unione Europea riveste un ruolo pionieristico, poiché rappresenta il più grande mercato regolamentato al mondo per gli asset digitali, a seguito dell’introduzione del Digital Finance Package (MiCAR e DLT Pilot Regime). In questo quadro normativo chiaro e uniforme, gli operatori tradizionali sarebbero in grado di lanciare prodotti e servizi legati a queste nuove asset class, favorendo la convergenza tra finanza tradizionale e digitale. Date queste premesse, è il momento che anche le banche italiane entrino in questo settore.



[1] L’Osservatorio nasce nel 2018 con il nome di Osservatorio Blockchain & Distributed Ledger e nel 2023, per rispondere all’evoluzione delle applicazioni di queste tecnologie, cambia il nome in Osservatorio Blockchain & Web3. La mission dell’Osservatorio è generare e condividere la conoscenza sui temi Blockchain e Web3 e contribuire allo sviluppo del mercato italiano e internazionale, creando occasioni di incontro e confronto tra i principali attori attivi sul tema.


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